mercoledì 7 febbraio 2018

Speciale Festival di Sanremo - Le pagelle della prima serata

Ecco qui le pagelle della prima serata: 
promossi i conduttori, Caccamo e Stato sociale a casa

Dopo la prima, lunga ben più del dovuto, serata del Festival di Sanremo, ecco le nostre pagelle. Ironiche, come già abbiamo avuto modo di spiegare nelle nostre "pagelle prima della prima". Sarcastiche, sia chiaro. Si fa per ridere, che nessuno se la prenda. 

Canzoncina d’apertura: voto 3. È un mix, venuto molto male, fra “Domani” per l’Abruzzo e “We are the world”. Rinunciabilissimo.


Finto e mite cavallo pazzo: voto 3. Ma si protesta così? Neanche un abbraccio, un urlo disperato, una minaccia. Sale sul palco (complimenti, io provo a entrare all’Ariston da anni ma son sempre sul divano di casa), chiede cose gentilmente e se ne va?

Fiorello: voto 8. Come sempre showman di risate e tempi perfetti. Ha tutto quello che serve per essere la giusta pietra preziosa incastonata in questo festival. Solo un paio d'apparizioni, però. Un intero Sanremo con lui vorrebbe dire avere un unico protagonista. 

Claudio Baglioni: voto panegiricoSi è fatto tirare talmente tanto da essere un mix fra Renato Balestra e Cesare Buonamici. Bravo, ma cominciare alle 20.35 se poi ci becchiamo pure il suo pistolotto esistenzialista iniziale è come regalare un ovetto Kinder a un bambino e dirgli “Una sorpresa su cinque è una figata” e non svelargli che è la prima e le altre quattro le hai tu. Canta e fa discorsi metaforici pur per fortuna parlando poco. Utile quanto un accertatore della sosta.

Annalisa: voto 7. Bella, molto orecchiabile e molto sua. Arriva vestita come una Bertè d’altri tempi e prova un timido “zinne de fora”, ma non è dotatissima. Vocalmente però è tanta roba. Testo non esaltante, ma il suo lo fa bene.

Ron: voto 1981. Solo in quell’anno avrebbe potuto essere considerato, forse, moderno. La canzone è di Lucio Dalla. E infatti è 4 marzo 1943.

The Kolors: voto mai mai mai eeeh. Imprescindibile il tamburone di fianco a Stash, d’altro canto è vestito come uno del circo Togni. Parole a caso nel testo. La speranza è che vadano via prima della fine della canzone perché chiamati per uno spot di segreterie telefoniche. Purtroppo le ragazzine li troveranno anche stavolta irresistibili come una pizza per chi è a dieta.

Max Gazzè: voto 7.5. Lui è un bardo, un aedo, un cantastorie. Ottimo tentativo, ma non vincerà. Bisogna mettere la testa per capire il suo brano. Bello, epico, riesce ad elevarci dal ciuffo di Stash. Max, sei troppo.

Laura Pausini: voto ci vediamo sabato. “Ci vediamo sabato eh”, “Ci vediamo sabato”. Laura si sgola in collegamento telefonico e nelle sue implorazioni a Fiorello e Baglioni sembra l’amica sfigata nella comitiva che non la vuole. Laura, l’avevamo capito che ci sarai sabato, inutile che urli se hai la voce di Rupaul.

Ornella Vanoni con Bungaro, Pacifico, case, libri, auto, viaggi e fogli di giornale: voto 5. “Bisogna imparare a lasciarsi”: ecco appunto, Ornella lascia in pace le nostre orecchie. Non che stoni eh. Solo che spesso si intuisce quello che vuole dire. Tipo “Quello che affetta”, “tornare a sentirsi attivi”: sono sicura che il testo non dicesse proprio così. E’ talmente botulinizzata che a fine esibizione le devono dare dei croccanti. Il mito non si discute, peccato che rimarrebbe mito se rimanesse a casa. Raccogliete l'ingiustificata bava della Hunziker.

Ermal Meta e Fabrizio Moro: voto 6.5 (7.5 per la Mary). Massì, loro sono quelli impegnati che ci dicono che un sorriso di un bambino riduce a zero il terrorismo. Moro è oggettivamente tante belle cose (Mary, te l’avevo preannunciato), ma Ermal Meta è quanto di più fintamente alternativo ci possa essere. Magari avranno pure il premio della critica, se non viene dato a Ron per uno stucchevole omaggio a Lucio Dalla. Il brano non è male, in ogni caso.

Mario Biondi: voto zzzzzzzzzz. Eh? Giuro che ho capito “la piovra è gioia”. Sogno un mega brano a più voci con Biondi, Malika, la Vanoni e la Oxa: ognuno ci potrebbe immaginare qualsiasi cosa. La domanda di fondo è: perché? Perché c’è stata Simona Molinari al Festival e quindi adesso anche il fighetto Biondi? Uomo barbuto, la Molinari è oro in confronto a te. “Grazie Sanremo”? Ma chi sei? Bono degli U2? Natale arrivi in fretta, almeno ricomincia a cantare in inglese. 

Michelle Hunziker: voto 8.5. E’ perfettamente a suo agio: il Festival è suo, se l’è preso con naturalezza. Ed è giusto così. La speranza è che glielo lascino anche per i prossimi 70 anni. Mich, un consiglio: l'ultima che ha fatto una dichiarazione d'amore dal palco di Sanremo non ha vissuto poi momenti memorabili - era Anna Tatangelo col suo "Gigggi ti amo" -, fossi in Tomaso mi toccherei. Anzi, fosi in Tomaso mi tocherei.

Riccardo Fogli e Roby Facchinetti: voto “Ancora tu ma non dovevamo vederci più?”. Nel senso che è tutto già sentito. Mixiamo “Storie di tutti i giorni” e “Uomini soli” ed ecco la canzone dei due ex Pooh. “Caro amico credi al quare” urla a sproposito Facchinetti testimoniando il fatto che in fondo ogni canzone deve essere interpretata. Appunto, serve un interprete. 

Lo Stato Sociale: voto 1. “Fai il caso umano”. Ecco appunto. Non c’è bisogno di farlo. Lo siete. “Festival della canzone” implica che tu sappia cantare. Questi vedono le note e non ne beccano neanche una che si mette lì davanti con un mirino sulla schiena. Vi prego liberateci di questa piaga sociale, altro che Stato. Di finti alternativi è pieno il mondo, loro rappresentano questa parte di mondo. Adesso andate, come dice un mio caro amico, a svegliarvi alle 5 e a prendere la 94 tutte le mattine. Li salva solo la vecchia alla fine. Signora, se ne vada finché è in tempo. 

Noemi: voto 7. Niente di nuovo, è vero. Però proprio per questo è bello. Noemi dopo Lo Stato sociale ha fatto in modo che i miei timpani facessero le capriole. E’ sempre uguale a se stessa, tant’è che questo brano è il remake di “Sono solo parole”, ma in peggio. Almeno ha una bella voce.

Decibel: voto 6. La speranza di sentire una nuova “Contessa” è svanita abbastanza in fretta. L’inglese in questa canzone voleva farli sembrare dei Pet Shop Boys de noattri, ma ci riesce ben poco. Il vero Enrico Ruggeri è quello di “Peter Pan” e di “Mistero”, il resto è solo Inps. Purtroppo. 

Elio e le Storie tese: voto 7 alla carriera. Canzone che non ha un senso, è un commiato abbastanza paraculo dal pubblico. Nulla di che, ma da loro oggi ci si può aspettare questo. Partecipazione, in questo modo, decisamente inutile. Avrei sperato che ci potessero regalare una nuova perla.

Giovanni Caccamo: voto 4. Potrebbe avere diritto di stare all’Ariston solo per strappare i biglietti. E invece canta. E pure male. Stecca che in confronto Fantozzi quando giocava a biliardo con Catellani ha fatto meno. Non si fa la barba da mesi. Il ragazzo è in evidente stato confusionale visto che pensa persino di essere un cantante. Dai su Cack, cammina.

Red Canzian: voto 5. La rima “Rose… cose” è qualcosa di raggelante nel 2018. E’ rock davvero nella melodia. Il testo, però, se lo tenga.  

Luca Barbarossa: voto 5. Vuole fare Mannarino. Ma sembra Raul Cremona che imita il Mago Silvan. Il romanesco a lui si addice quanto il grigio su mia sorella (gliel’ha detto una personal shopper che non le dona per niente), una volta in cui ha finito di fare il Mannarino pensionato siamo tutti più felici.

L’ospitata di Morandi: voto sfinimento. A mezzanotte io firmo il “non rianimare”. La scelta di farlo esibire in una prima serata in cui già sono stati sforati tutti i tempi tanto da farci sentire in uno Stargate spazio-temporale non è stata proprio la più felice.

Diodato e Roy Paci: voto 6.5. Testo ruffiano e ricco di luoghi comuni, ma che comunque si lascia ricordare. Il Diodato di “Babilonia” - gran pezzo peraltro - è rimasto al Festival di qualche anno fa. Lui nei ritornelli deve urlare. Bella, ma non bellissima. Rimane nel limbo ed è lì che deve stare.

Nina Zilli: voto 6. Un abito talmente impegnativo da suscitare le congratulazioni di molti, che credono si stia andando a sposare. La sua canzone parte un po' molle, poi un po' si riprende ma non entusiasma. Fa il compitino, urla e fa la diva. Sì, ma oltre il vestito(ne) pochino.

Pierfrancesco Favino: voto 7. Fa il suo e ci riesce anche bene, pur non essendo un conduttore. Canta anche non male e tutto sommato si trova a suo agio sul palco. E' anche un discreto bel vedere, quindi direi che ci può piacere.

Beppe Vessicchio: voto 15. Clonatelo. Replicatelo. Riproducetelo con la plastilina. Lui è il Festival. Anzi, propongo di cambiare il nome in Festival di Vessicchio. 

L'assenza di Bianca Atzei: voto 10. E' vero: mi manca la mia nemica catodica. Però il festival senza il suo raglio è davvero una liberazione. Grazie Magnolia, grazie Isola dei famosi.

Epurazione del virus Modà dagli autori dei brani: voto mille. Grazie. Grazie Claudione Baglioni. Grazie a chiunque abbia fatto in modo che Kekko non potesse fare più danni. Ricordiamo brani dal testo imbarazzante ("solo se mi baci te", per dirne uno). Grazie. La speranza è che l'epurazione sia ormai definitiva.

Renzo Rubino: voto 6. Il brano è tutto suo e si sente. Di questo gli va dato merito. Però è molto elitario, come suo solito. E questo non lo aiuta. Senza lode e senza infamia.

Enzo Avitabile, Beppe Servillo e "nu jeans e 'na maglietta": voto 1. Alla prima strofa c'è già la parola "Scampia". No, non ce la posso fare. Il nuovo stereotipo di sti due è insostenibile. "Questa è la mia storia, anni come pietre" ah non lo dite a noi: questa canzone non finisce più. Posso tollerare che l'ultimo posto degli squinternati Lo Stato sociale sia ceduto solo a loro, Sting e Kaled de noattri. Levatevi che abbiamo da fare.

Le Vibrazioni: voto 6.5. Sarà l'ora tarda, sarà che chi li ha preceduti era una tortura che neanche Carmen Di Pietro meriterebbe, però non sono male per niente. Ok, si capisce una parola su tre, ma "Sbagliato" e "Portami a casa" si capiscono. Sarà una canzone su un navigatore?

Perdite di tempo inutili: voto sonno. Se proprio ci tengono tanto a rifare le stesse gag (mix di canzoni tanto di Fiorello quanto di Favino), possono tranquillamente trovarsi in albergo. Alla prossima puntata ci prendiamo ferie tutti. 

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